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Pitbull, odiato nel mondo, potrebbe essere bannato anche in Italia.

(3 minuti di lettura)

a cura di Giovanni Mazzone

Chi ama i cani sa che tra tante razze, il Pitbull è quella più colpita dall'emarginazione, bannata in diversi paesi nel mondo e mai considerata per quella che è. Tra i suoi record detiene un primato singolare, è il cane più odiato nel mondo, al punto da essere citato in continuazione nelle aggressioni, anche quando la razza non è presente nello spiacevole episodio. Chi di voi non si è trovato avanti un titolo di giornale in cui un Pitbull era accusato di aver aggredito qualcuno, per poi verificare che si trattasse di un meticcio o di un cane di una razza completamente diversa.

Tutti contro il Pitbull, in ogni nazione si studia la cancellazione della razza attraverso il terrore, attraverso leggi che ne vietano la detenzione, attraverso patentini per i proprietari (come nel caso del Comune di Milano) fino alla soppressione senza nessun "capo d'accusa". In Italia si è discusso già diverse volte sulla volontà di circoscrivere le razze pericolose in un registro, ma per ora non ci sono ancora posizioni ufficiali. Abbiamo osservato uno studio tratto dal sito web Dogsbite, per il quale il 59% delle aggressioni sarebbero provocate da Pitbull, abbiamo cercato delle prove e dei riferimenti e abbiamo trovato solo immagini di cani che ci sembravano mix di Pitbull o addirittura meticci senza alcun riferimento alla razza. Ancora più inquietante, è il fatto che questi meticci o simil Pitbull, sono imputati della responsabilità di essere cani che aggrediscono senza distinzione adulti e bambini, un fenomeno mai osservato tra le altre razze. In un articolo americano si legge che la razza Pitbull debba essere bandita perché responsabile dell'82% delle morti da morso negli Stati Uniti. Dai dati raccolti il Pitbull è vietato almeno in 12 paesi in tutto il mondo: Nuova Zelanda, Belgio, Canada, Francia, Finlandia, Danimarca, Polonia, Norvegia e in diversi stati del territorio statunitense.

In molti di questi paesi i soggetti ritenuti legati al Pitbull (come razza), sono talvolta uccisi nella stessa giornata. 

Non ci crederete, ma i divieti internazionali relativi a questa razza non sono determinati sempre da un reale problema di razza ma dal tessuto sociale che gira intorno ad essa. 

Se non riusciremo a cambiare la tipologia di persone che gira intorno alla razza, l'indifferenza, l'ignoranza e la nostra presunzione, vedremo la fine del "Pitbull" anche in Italia, come succede in tante nazioni come quelle già citate. Dietro razze come il Pastore Tedesco o il Rottweiler (razze a volte molto difficili), ci sono persone che hanno creato un circuito compatto e affiatato di appassionati responsabili, persone che hanno protetto le razze che amano attraverso la loro tutela mediatica e sociale, soprattutto con l'ausilio di attività sportive e di lavoro come attività sociali e assistenziali. 

Nel mondo del Pitbull invece abbiamo ogni giorno dimostrazioni tristi del livello sociale e prove di scissione globale: ognuno gode a essere contro l'altro sulla base di niente, basta fare un giro nei gruppi "social" italiani sulla razza, per capire che a dare consigli, a giudicare, ad accusare, è quasi sempre quello che dovrebbe stare zitto fino a che morte non lo separi dal mondo. 

Questo accade perché l'ignoranza vuole la parola su tutto ma inevitabilmente porta distanza tra le persone, ognuno quindi si sente in diritto di rappresentare un riferimento per un animale che oltre ad essere indifeso, si trova anche ad essere rappresentato dai peggiori. 

Ne nascono 10 al giorno, basta qualche mese di esperienza misto ad una grande mania di protagonismo dettata dalla frustrazione, ma nel mondo del Pitbull non c'è solo questo, da un lato troviamo anche meravigliosi appassionati che adorano il Pitbull, competenti, umili e con tanta voglia di costruire qualcosa di importante per la rivalutazione della razza.

Mentre questi signori si impegnano a "fare il peggio per la razza", il mondo dei cinofili e di coloro che non hanno cani sta a guardare inorridito. È così, anche se crediamo spesso che un gruppetto di 1000 fanatici non possa impensierire la collettività, di fatto l'odio per il cane rappresenta il riflesso del suo padrone, nel Pitbull è l'esatto disegno, pochi conoscono le caratteristiche meravigliose della razza, ma tutti hanno conosciuto in qualche modo qualche esaltato ignorante che lo possedeva.

Ne abbiamo avuto riprova orrenda, quando abbiamo ascoltato in alcuni gruppi Facebook sul Pitbull, frasi di odio sulle manifestazioni di "PITBULL IN PIAZZA", eventi gratuiti organizzati da Fipken, dove bambini, persone diversamente abili e appassionati, si incontravano per condividere informazioni ed esperienze. 

A sollecitare il divieto per il Pitbull è gente che non ha mai costruito niente per la razza, mai vista in un evento di formazione o informazione seria, gente che non ha esperienza o competenza (che possiede un cane da qualche anno magari), con seri complessi di inferiorità, che ogni giorno si concentra su critiche improduttive e giudizi insensati, sentenziando in giro sul web sull'alimentazione, sui pedigree, su chi è più forte, mentre il cane che amiamo, proprio per loro, muore nell'intolleranza della società. 

La razza è nelle vostre mani e siete chiamati a fare la differenza, siamo tutti una sola famiglia quando c'è da proteggere il Pitbull, c'è un enorme lavoro da fare, dall'informazione corretta sulle sue attitudini e sulla la sua gestione, fino alla facile presentazione della sua dolcezza e dell'amicizia fedele all'uomo. 

 La differenza la facciamo noi, con il nostro esempio, con quello che riusciamo a trasmettere alla collettività, con le dimostrazioni dalle quali proiettiamo sulla razza il riflesso del valore che le diamo. Sarà chi ama il Pitbull a soffrire e piangere della sua scomparsa sul territorio nazionale, non il fanatico ignorante di turno, è per questo che la responsabilità e la coesione tra veri appassionati non è mai stata indispensabile come adesso.